Salute e benessere

L’equilibrio: tutti lo allenano in pochi lo testano

30 Maggio 2018

L’equilibrio: tutti lo allenano in pochi lo testano

L’Italia, assieme agli altri paesi sviluppati, ha una struttura per età fortemente sbilanciata. Dal 2005 al 2015 la popolazione con età maggiore di 65 anni è passata dall’essere circa il 19,5% al 21,7%. La presenza di una così grande fetta di popolazione di età avanzata è dovuta al raddoppio nell’ultimo secolo della speranza di vita, dove le donne e gli uomini possono contare rispettivamente su un’aspettativa di vita di circa 84,7 e 80,1 anni. Questo aumento delle aspettative di vita è dovuto ad un miglioramento della qualità della vita ed alla riduzione della mortalità in età senile, ma porta con se delle conseguenze negative, tra cui il deterioramento fisico, la riduzione della capacità di equilibrio e l’aumentato del rischio di caduta.

Capacità di equilibrio: i sistemi di controllo

La capacità di equilibrio fa parte delle capacità coordinative speciali. Consiste nella capacità di mantenere il corpo in una determinata posizione e si distingue in:

  • Statico: quando il corpo è fermo
  • Dinamico: quando il corpo è in movimento (ad es. mentre si cammina, si corre, si pedala, …)
  • Di volo: quando il corpo non è in appoggio né a terra, né su un attrezzo (ad es. durante un salto, un tuffo, …)

I sistemi di controllo dell’equilibrio possono essere di tipo sensoriale (vista, somatosensitivo, vestibolare), neuro-muscolare (attivazione sinergica e coordinata della muscolatura) e cognitivo (attenzione, memoria, …). Con l’invecchiamento, questi sistemi vanno incontro ad una riduzione della loro funzionalità, aumentando il rischio di caduta.

Il rischio di caduta: le conseguenze

Le cadute sottendono a diverse circostanze più o meno gravi. Tali eventi, possono innescare una spirale di avvenimenti avversi come fratture, disabilità, e in alcuni casi anche morte. Un dato che ben fa comprendere la gravità del problema è che il 24% degli anziani che a seguito di una caduta riportano una frattura all’anca muore entro l’anno e il 50% non riesce a tornare ai livelli di indipendenza che aveva prima di tale episodio. Per questi motivi, sia per i familiari che per il sistema sanitario, ogni caduta comporta costi economici e di tempo dedicato alla cura molto elevati.

Prevenire il rischio di caduta

Il miglior approccio possibile e sostenibile è quello che mira alla prevenzione. Tale approccio dev’essere basato su una multidisciplinarietà di azioni includendo:

  • la rimozione dei fattori ambientali che possono portare alla caduta (illuminazione insufficiente, presenza di ostacoli etc.)
  • l’educazione del soggetto a compiere le attività della vita quotidiana in maniera corretta diminuendo i rischi
  • l’utilizzo di dispositivi d’aiuto alla deambulazione (bastoni, girelli etc.)
  • l’uso di determinati medicinali e l’allenamento dell’equilibrio.

Se dal punto di vista motorio nelle palestre, l’equilibrio è sempre allenato essendo una capacità fondamentale per l’anziano, non altrettanto tempo si investe nella valutazione di tale capacità, fondamentale per determinare la presenza o meno di deficit d’equilibrio, di un rischio di caduta, e monitorare i progressi dovuti all’allenamento. Senza addentarsi nel mondo dei test di laboratorio, la letteratura scientifica riporta diversi test da campo e questionari validati con norme di riferimento per i soggetti anziani utili ad identificare il rischio di caduta e per progettare in modo specifico l’allenamento.